AGROTECNICI PRIMI IN ASSOLUTO NEL RIVALUTARE I CONTRIBUTI VERSATI (pensioni più alte)! La futura pensione degli Agrotecnici e degli Agrotecnici laureati (così come di ogni altro lavoratore autonomo italiano) è determinata da due elementi: Il meccanismo di rivalutazione dei contributi, come sopra descritto ("tasso" ISTAT calcolato sulla media del PIL quinquennale) ha funzionato bene in condizioni normali ma si è rivelato completamente inadatto nei momenti di forti o prolungate crisi economiche; se infatti la media del PIL scende sotto l'1% o addirittura diventa negativa (è successo per ben due volte: nel 2014 e nel 2021), si producono effetti depressivi nell'incremento del "montante contributivo" e pertanto nel valore delle pensioni finali che si percepiscono. La Gestione previdenziale degli Agrotecnici e degli Agrotecnici laureati, consapevole di questo problema, si è attivata fin dal 2011 per risolverlo, realizzando due "riforme previdenziali", la prima anche a beneficio di tutte le altre Casse di Previdenza (molte delle quali l'hanno adottata o ne hanno adottato i principi). Le “riforme previdenziali” degli Agrotecnici: un caso unico La Cassa di previdenza degli Agrotecnici e degli Agrotecnici laureati ha compreso fin dal 2011 la gravità del problema della bassa od insufficiente rivalutazione dei contributi previdenziali calcolati sulla base del "tasso" ISTAT, interrogandosi sui possibili rimedi.Dopo avere preso atto dell’assenza di qualunque intervento di carattere generale da parte del Governo, il Comitato Amministratore ha deciso di utilizzare tutti gli strumenti a sua disposizione per migliorare il futuro previdenziale dei propri iscritti decidendo di riconoscere loro una percentuale di rivalutazione più alta (talvolta molto più alta) rispetto all’obbligo di legge, con in più l’impegno a far si che detta rivalutazione non sia mai inferiore all’1,50% (che rappresenta la percentuale ideale per un costante ed adeguato incremento delle future pensioni). Essendo la Gestione previdenziale degli Agrotecnici e degli Agrotecnici laureati (così come ogni altra) di natura pubblicistica, e perciò soggetta alla vigilanza governativa, la modifica dei rendimenti annuali del “montante contributivo” richiedeva la preventiva approvazione dei Ministeri vigilanti che, incredibilmente, la negarono, sostenendo che l’indice PIL/ISTAT doveva essere uguale per tutte le Gestioni previdenziali (una affermazione che non solo non era sorretta da legge ma che, soprattutto, non risolveva il problema delle future, insufficienti pensioni). Così la Gestione previdenziale, insieme al Collegio Nazionale degli Agrotecnici e degli Agrotecnici laureati, decise di impugnare in tribunale il diniego del Governo; dopo alterne vicende il Consiglio di Stato, con la sentenza n. 3859 del 18 luglio 2014 ha definitivamente riconosciuto come valide le ragioni degli Agrotecnici e degli Agrotecnici laureati con il risultato che gli iscritti alla gestione previdenziale degli Agrotecnici e degli Agrotecnici laureati si sono visti aumentare il rendimento dei contributi versati in modo significativamente elevato. La sentenza del Consiglio di Stato n. 3859/2014 ha cambiato i paradigmi della previdenza in Italia riconoscendo l’autonomia delle Casse previdenziali private, che vengono messe in concorrenza fra loro, dovendo assicurare la migliore gestione e più adeguate prestazioni ai propri iscritti. L'azione della Cassa di previdenza degli Agrotecnici e degli Agrotecnici laureati ha quindi fissato un principio valido per tutte le Casse di previdenza (ed in effetti, negli anni seguenti, molti altri Enti previdenziali hanno seguito l'esempio degli Agrotecnici, adottando meccanismi identici o similari, comunque volti ad incrementare le pensioni dei propri iscritti). La prima “riforma previdenziale” Prima del 2011 nessuna altra Cassa di previdenza aveva mai "osato" mettere in discussione le rivalutazioni dei contributi versati in maniera diversa dal "tasso" ISTAT. Gli Agrotecnici furono i primi a farlo, potendo peraltro permetterselo perché, grazie ad anni di buona amministrazione, avevano accumulato riserve adeguate per sostenere la sfida.Gli effetti delle maggiori rivalutazioni riconosciute dal 2011 in poi sono rilevanti, in quanto vengono generate pensioni finali più elevate, senza che i previdenti debbano pagare un solo euro in più. A pagare infatti è la Cassa di previdenza, utilizzando gli utili della gestione finanziaria che, ovviamente, deve essere impeccabile e realizzare performance eccellenti perché è su di essa che il meccanismo si basa. I vantaggi per gli iscritti sono evidenti: pur essendo soggetti alla più bassa aliquota di versamento (il 10%, altre Casse l’hanno portata anche oltre il 22%), si vedono riconoscere una rivalutazione dei contributi versati assai più consistente rispetto a quelli di altre Casse di previdenza, anche quelle che chiedono versamenti più elevati. Il risultato finale è quello di poter avere migliori pensioni alla fine della vita lavorativa. È stato inoltre fissato il principio che il “tasso” ISTAT di rivalutazione sia quello “minimo” da applicare e che sia possibile (a determinate condizioni), per le Casse previdenziali migliori, aumentare questo indice, senza chiedere un solo euro allo Stato ed utilizzando esclusivamente risorse proprie, al solo scopo di rendere più sostenibile il sistema, aumentando le pensioni finali dei propri previdenti (ed aiutandoli così a garantirsi migliori condizioni di reddito al termine della vita lavorativa attiva). La seconda “riforma previdenziale” Sempre nel solco dei principi sopra indicati il Comitato Amministratore Gestione previdenziale degli Agrotecnici e degli Agrotecnici laureati nel 2021 ha varato una seconda riforma per ulteriormente rafforzare il “montante contributivo” di ciascun previdente, sempre senza oneri per gli iscritti. Questa volta la soluzione è stata trovata incrementando di due punti percentuali (dal 2% al 4%) il contributo integrativo che ciascun professionista indica nella propria parcella ma il cui costo è a carico del cliente (il professionista incassa l’importo, lo trattiene e poi, alle date previste, lo riversa alla Cassa). Questo ulteriore 2% viene usato dalla Cassa in due modi: lo 0,50% per iniziative di welfare generalizzato mentre il restante 1,50% viene riversato sui conti individuali (cioè sul “montante previdenziale”) dell’iscritto che ha prodotto quel reddito, e che si vede così ritornare questa parte dell’integrativo (pertanto chi più fattura, più riceve, il che è anche un buon modo premiale per combattere l’evasione fiscale).Il nuovo beneficio, inoltre, si aggiunge a quello precedente ed in questo modo, senza alcun costo, gli Agrotecnici professionisti si ritroveranno pensioni più alte ed un welfare di qualità. Il grafico sotto riportato evidenzia meglio gli effetti concreti di queste due riforme sui conti individuali e sui “montanti previdenziali” degli iscritti alla Gestione previdenziale degli Agrotecnici e degli Agrotecnici laureati; la prima riforma ha dato risultati eccezionali per undici anni (dal 2011 al 2021) ed a questi si aggiungono ora gli effetti della seconda riforma, che iniziano a manifestarsi dal 2022; la linea in colore rosso indica il “tasso” ufficiale di rivalutazione ISTAT (applicato, prima della sentenza n. 3859/2014, da tutte le Casse di previdenza dei professionisti) mentre la linea in blu indica la maggiore rivalutazione applicata dalla Gestione previdenziale degli Agrotecnici e degli Agrotecnici laureati. Come si vede la differenza percentuale nei rendimenti è rilevante; la successiva tabella ne mostra visivamente gli effetti “economici”. +175% in tredici anni! Nella successiva tabella si da prova dell’effettiva diversità di risultati ottenibili dagli iscritti alla Cassa degli Agrotecnici a confronto di quelli ottenibili dagli iscritti in Gestioni previdenziali che utilizzano il solo “tasso” ISTAT come strumento di rivalutazione. Si ipotizza il caso di due professionisti che svolgono le medesime attività, hanno gli stessi identici guadagni e pagano la stessa aliquota previdenziale; alla data del 1 gennaio 2011 (cioè a partire da quando gli Agrotecnici hanno modificato le percentuali di rivalutazione) entrambi i professionisti avevano un “montante” versato pari a 100.000,00 euro che, nei dieci anni successivi, si è sviluppato come sotto riportato:
Grazie alla politica pro-attiva messa in atto dalla propria Gestione previdenziale, il professionista Agrotecnico ha visto aumentare il proprio rendimento di oltre il 175% rispetto ad un altro professionista iscritto in una Cassa previdenziale “tradizionale”. In termini monetari il previdente Agrotecnico vedrà (a fine 2023) il proprio montante aumentare di 37.308 € mentre l’altro professionista di soli 13.553 €: con una differenza di +23.754 €. Una crescita senza sosta Uno dei principali problemi dell'Italia è la bassa crescita nell'occupazione, con un numero di occupati sostanzialmente fermo da molti anni.
Nello stesso periodo in Italia nessuna altra categoria professionale, e men che meno le restanti del settore agrario, ha saputo fare altrettanto. Nessuna ha aumentato l'occupazione in media del 6% all'anno, ogni anno, per undici di seguito, sicuramente non nel settore agrario, come dimostra il confronto con le altre Casse di previdenza degli Agronomi e dei Periti agrari.
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