ANCORA UNA VOLTA LA CASSA PREVIDENZIALE AGROTECNICI ARRIVA PRIMA, ED ARRIVA BENE

Roma, 2 febbraio 2022. La Cassa previdenziale degli Agrotecnici e degli Agrotecnici laureati è stata la prima (in assoluto) in Italia a contestare il sistema generale di calcolo delle pensioni dei professionisti (ma in realtà di tutti i lavoratori, compresi i dipendenti) perché troppo “avaro” nella determinazione delle pensioni future.

Infatti, in sintesi, oggi il meccanismo è il seguente: i contributi versati ogni anno da ciascun lavoratore vengono moltiplicati per un “indice” di rivalutazione, determinato dall’ISTAT sulla base di un complesso conteggio basato sul “PIL medio quinquennale”. Il problema è che l’Italia è un Paese a bassissima crescita e la media quinquennale del PIL (per quanto la media ne attutisca il risultato) è bassa, molto bassa od addirittura negativa (è successo due volte, nel 2014 e nel 2021) e questo ha effetti deprimenti sulle pensioni finali il cui importo viene definito dagli esperti ai lavori come “tasso di sostituzione”. Ebbene, nel 2010, il Ministero del Lavoro stimò che per i professionisti, in base al descritto calcolo (che è quello per tutti vigente dell’attuale “sistema contributivo”) il “tasso di sostituzione” finale sarebbe oscillato fra il 26% ed il 32%: troppo poco per pensare di condurre una vita dignitosa.

La Cassa Agrotecnici decise di occuparsi del problema sin dal 2010, ma dovette farlo da sola non trovando conforto nelle altre Gestioni previdenziali similari, che parevano disinteressarsi di un così grave situazione, seppure futura. Forti del buon andamento dei loro conti ed avendo i bilanci in utile, fecero la cosa più semplice: chiesero al Governo di poter restituire ai propri previdenti gli utili annuali della Gestione, sotto forma di un extrarendimento delle future pensioni, che così sarebbero cresciute di importo, migliorando il “tasso di sostituzione”.

Il Governo dell’epoca però rigettò la richiesta affermando che il sistema previdenziale era quello, e quello doveva restare uguale per tutti. Una risposta davvero poco ragionevole, visto che gli Agrotecnici non chiedevano soldi a nessuno, né pesavano sulla fiscalità generale, utilizzando invece solo gli utili della propria buona gestione. Così la Cassa Agrotecnici decise di non arrendersi, e fece ricorso al TAR. Perdendo, perché il Tribunale amministrativo diede ragione al Governo. Ma gli Agrotecnici, testardamente, andarono ancora avanti proponendo appello al Consiglio di Stato, che infine gli riconobbe ragione.

Parliamo della sentenza 18 luglio 2014, n. 3859, che rappresenta una pietra miliare nella storia della previdenza italiana, perché i principi di diritto ivi contenuti valgono per tutte le Casse di previdenza, non solo per quella degli Agrotecnici, che pure ha il merito di essere stata la prima a trovare la migliore soluzione.

In base alla sentenza n. 3859/2014 gli Agrotecnici poterono rivalutare di più i contributi previdenziali senza far spendere ai professionisti previdenti un solo euro in più (e va detto che anche altre Casse, molto più grandi, ne hanno seguito l’esempio), e furono rivalutazioni davvero rilevanti; il primo anno (il 2011) del 50% più alte, come si può vedere nel grafico allegato.

Ogni anno però la rivalutazione è soggetta ad una complessa richiesta da fare ai Ministeri vigilanti, che devono approvarla, sicché si è sempre in ritardo di alcuni anni.

Ecco perché oggi la Cassa degli Agrotecnici e degli Agrotecnici laureati festeggia il raggiungimento di un ulteriore, importante risultato: quello di avere ottenuto, in colpo solo, la rivalutazione di ben tre anni (il 2017, il 2018 ed il 2019. Approvazione Ministero del Lavoro n. 1016, in data 1 febbraio 2022) così garantendo i seguenti extrarendimenti:

ANNO INCREMENTO ISTAT INCREMENTO AGROTECNICI EXTRAREND.
2017 +0,5205% +3,000% +2,4795%
2018 +1,6522% +3,000% +1,3478%
2019 +1,1746% +3,000% +1,8254%

Particolare soddisfazione è stata espressa dal Coordinatore del Comitato Amministratore della Cassa Agrotecnici (che, lo ricordiamo, è inclusa nella Fondazione ENPAIA, insieme all’analoga, ma separata Gestione previdenziale dei Periti agrari), Agr. Dott. Alessandro MaraschiE’ la prima volta che, in un sol colpo, riusciamo a rivalutare i fondi previdenziali dei nostri iscritti, peraltro con extrarendimenti rilevanti nonostante il momento di crisi per i professionisti, garantendo così a tutti loro più alte pensioni future. Desidero sottolineare che tutto questo avviene senza che i nostri iscritti debbano pagare un solo euro in più del dovuto.

Il messaggio è chiaro: chi si iscrive all’Albo degli Agrotecnici e degli Agrotecnici laureati, ed esercita la professione, può godere non solo di tutta l’assistenza offerta dal Collegio Nazionale, ma anche di più alte pensioni al termine della vita lavorativa, pur pagando la più bassa contribuzione in assoluto (solo il 10% del proprio reddito professionale netto). Questa è una sola delle ragioni che hanno fatto diventare l’Albo degli Agrotecnici, da dieci anni ininterrottamente, il primo nel settore agrario come numero di candidati agli esami abilitanti (+ 46% nel solo 2021). Preferirlo conviene.

Allegato: grafico rivalutazione